
Il complesso di Villa Albrizzi è formato dalla villa, dalla barchessa, dal padiglione delle feste (serra settecentesca in ferro e vetro opera dello Japelli e conservato nel grande parco, utilizzato per concerti e come sala d’armi) con gli stucchi originali di fine ‘700 e dal grandioso parco ottocentesco di 3,5 ettari, piantumato con alberi secolari e ricco di reperti archeologici. Il parco è attraversato da due viali rettilinei, nel cui punto di intersezione è posta una fontana e al cui interno si trova un giardino all’italiana che, pur mantenuto e curato, è noto soprattutto da due illustrazioni settecentesche, una veduta a volo d’uccello del Franchetti e una pianta topografica della città d’Este. La villa in sè è un compatto volume di tre piani con finestre timpanate al piano nobile, al quale è collegato il volume esagonale della scala; al piano terra presenta un portico con cinque arcate che si aprono sulla corte ed è affiancata da una torretta. La villa e il parco, tuttora abitati dalla famiglia, sono il risultato di una stratificazione di stili e gusti che si sono succeduti dal ‘600 fino ad oggi; ciò ne fa una dimora di grande carattere con un’aria molto vissuta.
La proprietà di Villa Albrizzi fu acquistata nel 1666 da due fratelli di un’antica famiglia veneziana molto ricca e conosciuta. Carlo e Bartolomeo Zenobio restaurarono la villa che fu dei Cornaro già presente in loco e costruirono la nuova barchessa per il ricovero delle barche che navigavano nell’attiguo canale Bisatto. Nel 1783, l’ultimo membro della famiglia, Alba Zenobio, sposò Giovanni Battista Albrizzi. Per l’occasione venne costruito il salone, isolato e ricco di stucchi e specchiere. Tra il 1876 ed il 1883 vennero costruite due ali e venne ampliato il giardino comprendente quello della scomparsa Villa Bragadin: la famiglia Albrizzi lo arricchì di ulteriori elementi ispirati dal paesaggio dei giardini della Gran Bretagna e della Francia.