I certosini erano venuti a Padova grazie al volere del vescovo Pietro Donato che nel 1445 aveva lasciato in testamento per loro (unico ordine religioso ancora mancante in città) una grossa somma di denaro e una vasta area di terreni in località “la crose” presso Vigodarzere, luogo appartato e meditativo perfetto per costruirci il quattrocentesco edificio monastico “Cartusia Paduae Sancti Hieronimi et Sancti Bernardi” e sede facilmente raggiungibile in barca da Venezia sorgendo lungo la riviera del Brenta. Per necessità militari legate alla guerra contro la Lega di Cambrai e per non opporre ostacoli alla difesa, nel 1509 la Repubblica di Venezia ordinò la “spianata” di tutti i grandi edifici posti vicini alle mura di Padova, costruite appositamente dai veneziani per difendersi dalle terribili bombarde di Massimiliano d’Austria. Venne così demolita la Certosa (di essa ancor oggi rimane nel sito soltanto una colonna) le cui pietre furono utilizzate per la costruzione delle stesse mura difensive. L’ordine certosino deciso a riedificare la sede, nel 1534 pose la prima pietra per la ricostruzione. Tutte le certose della provincia di Tuscia contribuirono sostanziosamente per affrontare le enormi spese necessarie. Vi operarono Andrea Moroni, già attivo a Padova come direttore dei lavori alla Basilica Benedettina di Santa Giustina, a cui si deve la facciata della chiesa e Andrea Della Valle, istriano, nominato architetto della fabbrica nel 1560 dopo la morte di Moroni. I certosini entrarono così nel nuovo cenobio nel 1554 anche se i lavori non erano ancora ultimati. Nel 1623 si ha notizia che la Certosa è completa e funzionante. Soppressa la comunità conventuale nel 1768, per decreto della Repubblica Veneta valido per tutti i monasteri con meno di dodici monaci, i certosini si rifugiarono parte nella Certosa di Venezia e parte nella Certosa di Treviso, entrambe oggi completamente scomparse. L’intero complesso monumentale spoglio di tutti beni incamerati dalla Serenissima, fu acquistato dal marchese Lambro Maruzzi, veneziano di religione ortodossa, forse facendo da prestanome al finanziere padovano Antonio Zigno che non poteva comprare direttamente quel bene essendo di religione cattolica. Dopo 10 anni di abbandono nel 1780 Antonio Zigno diventò il nuovo proprietario e fece subito demolire un’intera ala, parte dei chiostri, il campanile, le cappelle e la cupola della chiesa, trasformando l’edificio principale a residenza di campagna con fattoria e magazzini agricoli: Villa de Zigno – La Certosa. Non mancarono nel frattempo atti di vandalismo e profanazioni. La chiesa, dedicata ai santi Girolamo e Bernardo, una volta ridotta di dimensioni, venne utilizzata come tomba di famiglia dei De Zigno. Gli eredi trasformarono la Certosa parte in una dimora signorile dal gusto medievaleggiante ma con tutte le caratteristiche della villa sul Brenta e parte in una fabbrica di filati legata all’allevamento del baco da seta. Fra tutti i proprietari nell’opera riedificatoria si distingue Mary Maguire di origine irlandese e sposa di Marco De Zigno. È lei che ama pensare alla casa come ad una sorta di castello, è lei che fa piantare un grande giardino, è lei che invita alla Certosa illustri letterati e poeti. Per finire il vasto complesso architettonico di Villa Zigno – La Certosa passo di proprietà ai conti Passi a cui è giunta perché l’ultima erede Maria de Zigno andò sposa al conte Passi. Nel 1915-1918 la Certosa venne in gran parte usata come caserma e come ospedale militare. Sul basamento del chiostro maggiore in vari punti si possono ritrovare scritte e disegni dei soldati. Durante il fascismo i proprietari concessero la Certosa come colonia fluviale per i più bisognosi. Nel 1940-1945 la Certosa subì una nuova occupazione militare e venne usata perfino come polveriera. Nel dopoguerra numerose famiglie di senza tetto a seguito dei bombardamenti di Padova trovarono una sistemazione provvisoria nelle celle dei monaci. Negli ultimi anni la Certosa fu usata esclusivamente come cantina e come azienda agricola, purtroppo molte sono le parti in forte degrado se non abbandonate. La struttura rimane notevole dal punto di vista dell’architettura monastica cinquecentesca, come pregevole è la collocazione ambientale ancor oggi parzialmente conservata e di sicuro fascino. Villa de Zigno – La Certosa è uno dei pochi esempi ancora rimasti in provincia.
Villa De Zigno – La Certosa a Vigodarzere
Villa de Zigno - La Certosa è uno dei pochi esempi di architettura monastica cinquecentesca ancora rimasti in provincia. Read More