
Il Termalismo Euganeo del Bacino Idrominerario Omogeneo Dei Colli Euganei (B.I.O.C.E.) si basa su 3 elementi naturali: l’Acqua, la Terra e l’Aria.
Il Bacino Termale Euganeo è il principale campo termale d’Italia, il più grande d’Europa, e si estende su un’area di 36 kmq. La Stazione Termale Euganea è tra le più rinomate e apprezzate per quanto riguarda la presenza di risorse termali (acqua termale, fango termale, vapore termale), che costituiscono un’importante attrazione turistica a livello internazionale. Lo sfruttamento delle proprietà delle acque termali per scopi terapeutici è storicamente noto, come testimonia il culto dei Veneti Antichi per il dio Aponus, al quale si attribuivano i benefici effetti curativi. I rinvenimenti archeologici ancora oggi visibili soprattutto presso Montegrotto Terme, mettono in luce come nell’epoca romana vennero realizzati importanti stabilimenti termali, ricordati anche nei preziosi scritti di autori come Tito Livio e Plinio il Vecchio. Durante la Serenissima Repubblica il settore termale era in pieno sviluppo, anche se soltanto dalla fine dell’800 si hanno evidenze di vere e proprie strutture alberghiere.
Il Termalismo Euganeo è una branca della fisioterapia che si occupa dell’effetto benefico delle acque e dei fanghi termali sull’organismo. Viene praticato in tutti gli hotel delle Thermae Abano Montegrotto (veri e propri stabilimenti termali), i quali, attraverso i vari trattamenti termali, sfruttano le proprietà naturali dei 3 elementi: l’Acqua, la Terra e l’Aria.
Storia degli studi sul Termalismo Euganeo.
Contrariamente a quanto si possa pensare, è esclusa qualsiasi relazione tra le acque calde e il fenomeno vulcanico euganeo, troppo antico per rappresentare ancora una sorgente attiva di calore. Le prime teorie scientifiche sulla genesi delle acque termali euganee risalgono al XIX secolo, con il “Trattato dei bagni di Abano”, ad opera di Salvatore Mandruzzato. Un vero e proprio approccio scientifico moderno al Termalismo Euganeo inizia a cavallo della metà del XX secolo, con importanti studi, inizialmente di Mameli & Carretta (1953) che, confrontando i dati storici con quelli direttamente ottenuti, pubblicarono il trattato: “Due secoli di indagini fisiche e chimiche sulle acque minerali ed ipertermali, sui fanghi e sui gas euganei”. Varie teorie sulla genesi magmatica del termalismo rimasero in auge almeno fino alla nota memoria di Piccoli et. al. del 1976, con la quale le ipotesi sull’origine di fluidi legati, direttamente o indirettamente, a fenomeni magmatici furono definitivamente abbandonate. Il Piccoli propose un valido esempio di circuito idrotermale in grado di giustificare genesi e dinamica delle acque Euganee. Tale modello individua una zona di alimentazione, posta nell’area delle Piccole Dolomiti, dove le acque meteoriche (precipitazioni), infiltrandosi nelle permeabili rocce calcaree, raggiungono lentamente profondità di 3000-4000 metri per poi circolare all’interno del complesso euganeo-berico-lessineo. Durante la discesa le acque acquistano temperatura, per effetto geotermico (riscaldamento naturale della crosta terrestre man mano che si scende verso il mantello), salinità e una leggera radioattività. Nel Bacino Termale Euganeo le particolari condizioni strutturali portano ad una rapida risalita delle acque e ad un fenomeno di omogeneizzazione delle temperature, legate alla presenza di moti convettivi. A favorire la risalita delle acque termo-minerali nella zona euganea si sommano altri fattori, quali, ad esempio, l’ostacolo creato in profondità dalle masse laviche (solide e impermeabili) e ad una serie di fratture nelle stesse che fan sì che le acque vengano sospinte dalla pressione idraulica dell’intero bacino sotterraneo. Il tempo necessario alle acque per compiere il tragitto dalla zona di caduta al bacino euganeo è, secondo studi recenti, lunghissimo e molto superiore ai 25 anni previsti dai primi studi. Quando ritornano in superficie nella zona dei Colli Euganei presentano una temperatura media di 75°C, una certa radioattività e numerosi sali minerali provenienti dallo scioglimento delle rocce (cloro, sodio, potassio, magnesio, zolfo, bromo, iodio, silicio). Dal punto di vista della temperatura, le acque sono definite come “ipertermali” (T > 40 C°), con punte massime di circa 86 C°. Un importante gruppo di ricerca facente capo agli Istituti di Geologia, Idraulica e Geotecnica, Fisica Terrestre e Fisica Tecnica dell’Università degli Studi di Padova riprese gli studi nel periodo compreso tra il 1986 ed il 1994, redigendo successivamente una relazione finale che, oltre ad aggiungere nuove conoscenze sul sottosuolo, confermò la presenza di un circuito idrotermale a carattere regionale. In seguito le ricerche sul Bacino Termale Euganeo si sono sviluppate attraverso una serie di lavori a carattere specialistico che hanno approfondito ulteriormente tematiche a carattere idrogeologico e idrochimico.
L’acqua termale è fondamentale per la preparazione, in apposite vasche, del fango vegeto-minerale ottenuto dalla spontanea mineralizzazione di particolari alghe microscopiche, che è l’elemento curativo caratteristico del bacino termale.