Ritrovamenti archeologici a Montegrotto Terme: la Villa Romana di Via Neroniana.

Area Archeologica di Via Neroniana a Montegrotto Terme

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Area Archeologica di Via Neroniana a Montegrotto Terme

Nel 1988, in occasione di lavori di aratura, emersero i resti archeologici di una Villa Romana a Montegrotto Terme, in Via Neroniana, costruita agli inizi del I sec. d.C. (utilizzata e rimaneggiata almeno fino al II-IV sec. d.C), appartenuta ad un raffinato proprietario dall’identità sconosciuta vissuto durante il regno dell’Imperatore Tiberio.

Grazie a sofisticate e innovative tecniche di scavo, si è scoperto che l’impatto dell’uomo su questo territorio risale al periodo tra il 2900 e 2500 a.C. (età del rame) quando si svolgevano, nelle zone di pianura, attività di disboscamento con il fuoco per creare spazi aperti da dedicare all’agricoltura e all’allevamento.

Durante la tarda età del rame il passaggio tornò  ad essere ricco di vegetazione come un tempo e forse, visto che le uniche testimonianze di presenza umana sono delle punte di freccia, l’area era frequentata per occasionali battute di caccia. Il primo effettivo insediamento umano risale al periodo tra XIV e XII secolo a.C. (età del bronzo recente e finale) grazie al ritrovamento di numerosi frammenti di recipienti in ceramica; ma è nel I secolo a.C. che vediamo la realizzazione di un progetto umano molto ambizioso: la lussuosa villa.

Gli ultimi scavi svolti dall’Università degli Studi di Padova tra il 2001 e il 2012 hanno posto in luce le vestigia della lussuosa villa romana. L’edificio ha dimensioni giganti, circa 13.000 metri quadrati, ed è ora protetto da coperture evocative dei volumi originali che rendono la suggestione di come doveva essere la villa nel momento del suo massimo splendore. Era sicuramente destinata all’otium, sorgeva di fatti vicinissima ad una fonte termale, e si articolava in due quartieri residenziali: quello settentrionale e meglio conservato, con una costruzione a un corpo principale che aveva come fulcro una sala di rappresentanza da cui si diramavano tutti gli altri ambienti (un insieme di 24 stanze), un rettangolo nel rettangolo arricchito da due avancorpi con colonnati; colonne anche lungo la facciata e all’interno nell’ambiente principale.
Davanti, un grande giardino, animato da giochi d’acqua, vialetti e porticati con nicchie, per arrivare ad un secondo corpo, una cinquantina di metri più in là, perfettamente in asse. In questo secondo corpo, altri quindici o venti vani, che comprendeva almeno una sala da pranzo e un altro vasto ambiente di rappresentanza. Oltre il secondo corpo, a chiudere la proprietà, un’esedra semicircolare che si specchiava in una fontana circolare. Dietro il corpo principale, probabilmente un altro corpo simmetrico al secondo di cui si sono rilevate tracce ma che ancora non è stato fatto emergere. L’interno è caratterizzato da marmi e mosaici che impreziosiscono e abbelliscono tutta la struttura. Di alcuni di questi ambienti si conservano le pavimentazioni musive e piccoli frammenti di stucchi e pitture che decoravano le pareti e i soffitti.

Chi costruì, decorò e valorizzò la villa doveva sicuramente essere consapevole dell’importanza del territorio su cui stava edificando e l’intento sembra essere quello di creare una villa che nulla avesse da invidiare alle grandi dimore romane costruite nel Lazio e in Campania.

Info
[email protected]
www.aquaepatavinae.it

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