Ritrovamenti archeologici a San Martino di Lupari: l'abitato pre e protostorico di Le Motte di Sotto.

Area Archeologica di Le Motte di Sotto a San Martino di Lupari

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Nell'Area Archeologica di Le Motte di Sotto a San Martino di Lupari è possibile visitare quanto resta di un abitato di epoca pre e protostorica. Read More
Area Archeologica di Le Motte di Sotto a San Martino di Lupari

Nell’Area Archeologica di Le Motte di Sotto a San Martino di Lupari, scoperta verso la fine del XIX secolo dal geologo Tellini, è possibile visitare quanto resta di un abitato di epoca pre e protostorica. Il toponimo “Motta” indica un terrapieno a pianta quadrangolare racchiudente una superficie di circa 47 mila metri quadrati. Il sito è appunto costituito da un argine dell’età del Bronzo (XIII sec. a.C.), oggi coperto di vegetazione, con rimaneggiamenti degli inizi dell’età del Ferro, nonché dall’area abitativa al suo interno, non più visibile nelle sue parti costitutive. In passato si pensava che l’area di Le Motte di S. Martino di Lupari fosse un castrum (accampamento romano), poi ci si rese conto che doveva essere antecedente perché i romani avevano centuriato questa zona e l’orientamento del terrapieno non seguiva le linee ortogonali del sistema viario della colonia.

La Motta dell’ètà del bronzo, un terrapieno a funzione difensiva, misura 230 metri sul lato maggiore e 206 sul lato minore e si innalza mediamente di 4 metri dal piano di campagna. Essa era costituita da cumuli di terra, probabilmente proveniente dallo scavo dell’adiacente fossato, e sembra fosse consolidata grazie a un sistema di pali in legno infissi nel terreno verticalmente e di tavole orizzontali ad essi connesse. All’interno del terrapieno, gli scavi hanno restituito abbondanti materiali e dati, e messo in luce un consistente aggregato di strutture a fossa e di piani di calpestio/di accrescimento antropico che documentano, per l’area esplorata, una intensa attività dell’uomo a fini abitativi. I manufatti in bronzo, pietra e ceramica qui rinvenuti sono oggi parzialmente conservati presso il Museo Archeologico Torre di Malta a Cittadella. I dati e le analisi di laboratorio hanno invece consentito di comprendere che l’economia del sito si basava sulla produzione agricola cerealicola e sull’allevamento di bovini e capro-ovini.

Info
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www.aquaepatavinae.it

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